Controlli effettuati dalle Agenzie delle Entrate sui conti correnti: fino a dove ci si può spingere e come avvengono? Facciamo chiarezza
Nell’ultimo periodo l’Agenzia delle Entrate ha potenziato i controlli su cittadini e aziende ed in particolare sui conti correnti. Lo scopo? Combattere l’evasione fiscale, verificare il corretto svolgimento della dichiarazione dei redditi e l’adempimento degli obblighi fiscali.
Ma come avvengono questi controlli e fino a che punto il Fisco può spingersi nell’accedere ai conti correnti dei contribuenti? Facciamo chiarezza e vediamo come si procede con le verifiche.
Controlli dell’Agenzia delle Entrate: come avvengono
L’Agenzia delle Entrate per legge può accedere ai conti correnti dei contribuenti per effettuare le dovute verifiche fiscali. Un’azione che viene disciplinata dalla legge. In particolare, sono gli articoli 32 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, e 51 del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, che stabiliscono specifici poteri di indagine affidati all’Amministrazione finanziaria.
Questo potere, dunque, viene stabilito dalla legge e non c’è bisogno che l’Agenzia richiedaspecifiche autorizzazioni per procedere ai controlli. Ma come avvengono le verifiche? Attraverso l’accesso autorizzato all’Anagrafe tributaria ed in particolare alla sottosezione denominata Registro dei Rapporti Finanziari.
Si tratta di un database nel quale sono contenuti tutti i dati finanziari dei contribuenti che annualmente viene alimentato e aggiornato dalle banche e dagli uffici postali, che, per legge, devono comunicare rapporti e sviluppi che avvengono con i contribuenti.
Altre specifiche sui controlli
Uno strumento molto importante che viene usato per i controlli dell’Agenzia delle Entrate è l’anonimometro, un algoritmo che consente di analizzare tutti i conti correnti dei contribuenti ed i loro dati in modo anonimo.
Così si evidenziano quali sono i profili di rischio ma in maniera anonima, passando poi a controlli più approfonditi per comprendere bene la situazione. In questo modo per i contribuenti che sono in regola non avviene nessuna violazione della privacy.
Dall’analisi di questi dati scattano poi i controlli del Fisco che possono spingersi anche molto indietro nel tempo: fino a sette anni prima per i contribuenti che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi e fino a cinque per chi ha presentato la dichiarazione omettendo specifiche voci reddituali.
Su cosa vertono i controlli
Ma questi controlli effettuati dall’Agenzia delle Entrate sui conti correnti dei contribuenti quali dati possono prendere in considerazione? Il Fisco può accedere al saldo del conto e a tutti i movimenti effettuati, dai bonifici agli accrediti fino agli addebiti. Sotto la lente rientrano anche gli investimenti: titoli e fondi comuni, gli assegni, carte di credito, di debito e prepagate, con o senza IBAN, e anche le cassette di sicurezza.
Ed i conti esteri? Questi non rientrano in un primo step di controlli in quanto in dati ad essi riferiti non rientrano nell’Anagrafe tributaria ma quando è necessario, grazie a convenzioni internazionali, vi si può accedere comunque.