Non tutti conoscono la storia di uno dei personaggi iconici del Carnevale salentino: non è allegra per niente.
Il Carnevale salentino ha un qualcosa di macabro e affascinante, che lo distingue da tutte le altre celebrazioni del Carnevale in Italia.
Non solo maschere colorate e carri emblematici, ma addirittura sfila un carro funebre. Scopriamo tutto su Lu Titoru.
Figura emblematica del Carnevale di Gallipoli, Lu Titoru rappresenta un personaggio popolare che incarna il significato stesso del Carnevale, inteso come “carne-levare” in vista del digiuno quaresimale. Nel Carnevale salentino, sfila il suo corteo funebre molto grottesco, accompagnato da prefiche esageratamente teatrali.
Le prefiche sono delle donne che, dietro compenso, piangevano e gridavano disperate ai funerali. Quindi, il Carnevale salentino è unico ed è uno degli spettacoli più antichi e caratteristici del Salento.
Lu Titoru, pur evocando altre celebri maschere italiane come Pulcinella o Arlecchino, non possiede un’identità precisa né un costume riconoscibile. Secondo alcune ipotesi, il nome potrebbe rimandare a San Teodoro, un soldato romano venerato nel IV secolo.
Più che un eroe o un santo, Lu Titoru è un personaggio del popolo, rappresentazione comica e grottesca dello spirito carnevalesco.
La leggenda narra che sia morto per un’eccessiva voracità, metafora della trasgressione e degli eccessi tipici del Carnevale. Lu Titoru muore per aver mangiato una quantità spropositata di polpette e salsicce, finendo per rimanere strozzato. Ad accompagnare il suo feretro troviamo maschere con il volto infarinato, travestite da vecchie prefiche, che piangono il defunto in modo platealmente falso.
La figura di Lu Titoru racchiude lo spirito del Carnevale, con la sua voglia di ribaltare l’ordine quotidiano attraverso la baldoria, il mascheramento, la danza e l’esagerazione. Il corteo funebre, pur intriso di macabro, è una parodia esagerata e dal gusto grottesco.
Il Carnevale salentino celebra l’insaziabile voracità, la sfrontatezza e la trasgressione, riflettendo lo spirito popolare che, per un breve momento, si concede di sovvertire le regole e dimenticare le proprie miserie.
Un tempo, il Carnevale di Gallipoli si concludeva con un grande falò, in cui Lu Titoru e i carri allegorici venivano simbolicamente bruciati. Questo rito rappresentava la purificazione e il rinnovamento della natura, segnando la fine dell’inverno e l’inizio di un nuovo ciclo.
Il rogo evocava anche il “capro espiatorio”: su Lu Titoru si caricavano simbolicamente tutti i peccati della comunità. La sua distruzione diventava quindi un atto catartico e liberatorio, un momento di trasformazione di tutto il popolo.
Insomma, il Carnevale di Gallipoli è davvero unico e imperdibile a cui partecipare almeno una volta nella vita. Dunque scopri subito quando sarà Carnevale e prenota il tuo soggiorno a Gallipoli: qui tutte le date delle feste e dei ponti del 2025.
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