Il nuovo Codice della Strada, introdotto lo scorso dicembre, è sottoposto nuovamente a revisione: la dalla Cassazione arriva lo stop.
Il nuovo Codice della Strada, introdotto soltanto lo scorso dicembre, ha sollevato una marea di polemiche, per via di sanzioni davvero pesanti e di regole molto restrittive. Naturalmente, tutte le normative sono state studiate per offrire maggiore sicurezza stradale e per ridurre gli incidenti, purtroppo ancora troppo elevati sulle strade Italiane. Tuttavia, alcune alcune regole hanno sollevato parecchi dubbi.
In particolare, a sollevare parecchi dubbi sono state le regole riguardanti i test antidroga. Come sappiamo, i test salivari oggi sono talmente avanzati da rintracciare anche le minime tracce, non solo di sostanze stupefacenti, ma anche di principi attivi presenti in molti farmaci di uso comune. Tutto ciò ha sollevato dubbi riguardanti i cosiddetti “falsi positivi”.
Quando si è in presenza di un falso positivo, occorre testimoniare di essere puliti attraverso esami clinici. La multa si riceve al momento del test, e poi questa deve essere contestata a seguito delle analisi. Una perdita di tempo per gli automobilisti, magari risultati positivi per via dell’assunzione di una semplice aspirina per combattere l’influenza stagionale.
I test salivari hanno sempre comportato una buona percentuale di errore. L’errore, oggi, costa parecchio: multa salatissima e sospensione della patente da una settimana a salire. A distanza di un mese e mezzo dall’introduzione del nuovo Codice della Strada, a intervenire è la Cassazione, la quale ribadisce la necessità di prove concrete per accertare la positività alle droghe, e quindi parla di validità dei test antidroga.
La sentenza della Corte di Cassazione, emessa in queste ore, ribalta la riforma Salvini del 2024, per quanto riguarda il reato di guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. La Cassazione indica che, per rendere affidabile il test, il conducente deve sottoporsi non solo all’esame delle urine, spesso anche questo fuorviante, ma all’esame del sangue, l’unico modo sicuro per sapere se un automobilista guida in stato alterato da droghe.
Il problema principale della riforma introdotta da Salvini e applicata nel nuovo Codice della Strada, è che un automobilista rischia di essere incriminato anche se non presenta alterazione delle capacità di guida, per via di un test falsato. Inoltre, rischiano di rimetterci anche gli automobilisti che abbiano fato uso di stupefacenti, giorni prima, e in questi casi la positività del test non corrisponde a una condizione di incapacità alla guida.
Dunque, come stabilisce la Cassazione, solo le analisi del sangue possono essere attendibili e rintracciare la presenza di droghe. Ma non solo, perché per testimoniare l’inabilità alla guida di una persona, gli agenti devono verificare anche il suo comportamento, quindi equilibrio, stato emotivo, aspetto, coordinazione dei movimenti, eloquio, tutti elementi importanti per stabilire se si è in grado di guidare o meno.
Insomma, non basta un semplice test salivare positivo per accusare un automobilista, deve esserci una prova concreta e un approccio molto più rigoroso e preciso. A questo punto, non resta che attendere nuove informazioni e magari una normativa migliore riguardo ai test antidroga.
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