Nascosto tra antiche leggende, spunta oggi un personaggio dispettoso e tipicamente leccese che arriva a tormentare i sogni dei bambini.
Proprio non vuole saperne, di lasciar perdere i sogni. Questo personaggio dispettoso è noto a Lecce per essere un vero e proprio tormento: i bambini non ne possono più. Parliamo di Lu o Lauru, uno gnometto che tormenta gli incubi dei bambini e induce nelle donne dei sogni sensuali.
Alto 40 o 50 centimetri, i suoi occhietti sono piccoli, neri e penetranti. Ha dei capelli lunghi e ricci che ricadono su un abitino di velluto nero e spuntano da un cappellino rosso a punta. E’ proprio questo il punto debole del Lauru: il suo cappello.
Le leggende narrano che nelle notti più silenziose, quando le strade del Salento si svuotano e l’oscurità avvolge ogni cosa, questa figura minuscola e sfuggente inizi a muoversi indisturbata. La tradizione salentina lo chiama “Lu Scazzamurreddhu” o “Lauru” ed è nient’altro che un folletto dispettoso che vive nei racconti tramandati di generazione in generazione.
La sua figura è avvolta da un alone di mistero: si racconta che fosse l’anima di un bambino morto prematuramente, un essere condannato a vagare senza pace. Nonostante la sua piccola statura, il suo spirito è indomabile e la sua presenza può essere tanto divertente quanto inquietante. Durante la notte si insinua nelle camere da letto, si siede sul petto di chi dorme e provoca una strana oppressione, una sensazione che lascia senza fiato.
E non si limita agli esseri umani: il Lauru trova piacere anche nel fare degli scherzi agli animali. Si aggira nelle stalle intrecciando la criniera dei cavalli in nodi complessi e rovinando il pelo degli animali, come se volesse lasciare il segno del suo passaggio. Ma tra le sue attività più singolari c’è quella di nascondere oggetti nei luoghi più impensati, come a voler giocare con la pazienza delle persone.
Le storie che ruotano attorno al Lauru vogliono che il suo cappello rosso sia il centro del potere. Chiunque riesca a sottrarglielo diventa il suo padrone e può comandarlo. È in questi momenti che lo spirito si rivela più vulnerabile, offrendo monete d’oro o l’indicazione di tesori nascosti pur di riaverlo.
Ma anche in questo caso il Lauru si prende gioco del prossimo: pone una domanda a chi lo cattura, chiedendo se desideri “cocci” o “soldi”. La risposta sbagliata potrebbe trasformare il sogno di ricchezza in una beffa, lasciando il malcapitato con un mucchio di cocci inutili.
Secondo le leggende, “Lu Scazzamurreddhu” conosce i luoghi dove si nascondono ricchezze sepolte. Questi tesori sono accessibili solo a chi riesce a conquistare la fiducia dello gnomo.
Molti studiosi hanno cercato di analizzare le sue origini, collegandolo ai monaci basiliani che vivevano nelle grotte del Salento durante l’VIII secolo. Questi monaci, conosciuti per il loro isolamento, venivano percepiti come esseri misteriosi e la loro presenza ha dato vita a leggende che si sono trasformate nel tempo. Il termine “Lauro” o “Laurieddhu” deriverebbe proprio da queste grotte, chiamate “laure”, che erano abitate dai monaci in fuga dalle persecuzioni.
Oltre al Salento, figure simili si trovano in altre regioni italiane, a dimostrazione di come il mito del folletto sia universale, pur con caratteristiche diverse. A Napoli è conosciuto come “Monaciello”, mentre in altre aree si parla di spiriti simili che vivono tra gli uomini, portando fortuna o guai a seconda del loro capriccio.
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