La saggezza popolare e contadina nel Salento riguarda anche i modi di dire sul meteo: ne abbiamo scelti alcuni davvero divertenti.
Da sempre, le civiltà contadine e rurali hanno legato le coltivazioni alle condizioni meteorologiche e non dovrebbe dunque stupire che tanti detti popolari siano legati proprio al meteo, ai venti caldi o freddi, alle temperature e al clima più secco o più umido. Non fa eccezione il Salento: nel Tacco d’Italia, la saggezza popolare tramandata per via orale è viva ancora oggi.
Ci sono decine e decine di proverbi in dialetto leccese che si misurano proprio con il mutamento delle stagioni, proprio come abbiamo già visto che ve ne sono diversi legati alle tradizioni culinarie, ma che celano la critica ad alcuni comportamenti umani. Per quanto riguarda il meteo salentino, ha talmente tanta rilevanza ancora oggi che uno dei brani più noti degli Apres la Classe è un inno al Salento, terra di sole, mare e vento.
Proverbi salentini sul tempo che riguardano i mesi e le stagioni
Parlando con un salentino, dunque, non è raro che questi vi citi dei proverbi e dei modi di dire sul tempo, che ha a sua volta appreso dai genitori e dai nonni. Alcuni di questi riguardano i mesi e le stagioni: il preferito di chi scrive è quello che maggiormente cita la madre nel corso di gennaio. Il proverbio dice che “Ci scinnaru no scinnarescia, febbraiu la malapensa”.
In poche parole, c’è un condensato di quelli che sono storicamente i mesi più freddi in provincia di Lecce, infatti si fa riferimento al mese di gennaio che non compie il suo dovere (“scinnarescia“), ovvero non è particolarmente freddo, e a quel punto è febbraio a intervenire, “la malapensa” e ci ritroviamo così in un mese più freddo del dovuto.
Rientra nella categoria dei “culacchi” salentini la breve filastrocca “Frate marzu, frate marzu, mprestame do giurni ca te ne dau quattru ca se li tinia tutti facia cu scela lu mjeru intra le utti”. Si tratta di una richiesta fatta dal mese di febbraio, il più breve dell’anno, al successivo mese di marzo di prestargli un paio di giorni, in cambio di quattro. Questo perché se febbraio avesse tutti i giorni, il vino gelerebbe nelle botti.
Al contrario, i salentini sono abituati a un dicembre più mite, infatti “finu a Natale,né friddu né fame, de Natale a nnanzi tremane puru li pariti ca stannu vacanti”, ovvero fino a Natale non avremo né freddo e né fame, mentre da Natale in poi tremano anche i muri vuoti. Se poi per qualcuno febbraio è “mienzu duce e mienzu maru”, ovvero un mese agrodolce, qualcuno raccomanda di aspettare aprile per mettere da parte la legna.
Spostandoci nei mesi più caldi, dice che a “masciu una e bona”, ovvero che a maggio solitamente piove una volta, ma lo fa per bene. L’estate salentina, solitamente, è rovinata proprio nel giorno di Ferragosto, e infatti “Assunta a ‘ncelu, acqua a ‘nterra”, ovvero il giorno dell’Assunta, il 15 agosto, l’acqua piovana è a terra. Infine, “acqua d’acustu, su bboni: oju, mele e mmustu”, ovvero se piove ad agosto saranno buoni olio, miele e mosto.
L’importanza dei venti nella cultura popolare salentina
Se a un contadino chiedi poi se sia importante il vento per le coltivazioni, ti risponderà “pocca”, espressione davvero abusata nel Salento, oppure con uno dei tanti proverbi e culacchi che riguardano appunto i venti che in questa terra sono sostanzialmente lo scirocco, la tramontana che soffia da nord e il ponente soprattutto sulla costa ionica.
Va detto che la tramontana qui ha vita breve, per cui si dice che “la tramuntana dura 3 giurni: nasce pasce e more”, mentre occorre fare attenzione allo scirocco, perché “se lu sciroccu rite fessa ci lu crite”, ovvero se ride lo scirocco, è uno sciocco chi ci crede, che è un avvertimento a tutti coloro che pensano che basti qualche timido raggio di sole per spazzare via “lu faugnu”, ovvero l’umidità che questo vento porta.
I pescatori della costa adriatica sostengono che “muntagne chiare, sciroccu a mare”, ovvero che quando si riescono a intravedere le montagne dal versante albanese e greco, probabilmente a breve arriverà lo scirocco. Cambiando costa, i pescatori dello Ionio sostengono “punente, la tramuntana se sente”, ossia che il ponente è di solito un vento che anticipa l’arrivo della tramontana.