Ogni operazione in Italia richiede il pagamento di alcune tasse, più basse o più alte in base ai casi, ma ci sono soluzioni da conoscere.
Quando i figli crescono, i genitori, ormai anziani, pensano spesso al loro lascito e a come ripartire e lasciare i propri beni ai figli. Trasferire proprietà comporta dei costi e non sempre si è in grado di sostenerli.
Ci sono però alcune situazioni in cui si possono abbassare le tasse, ottimizzando i costi e trovando metodi di donazione più vantaggiosi a livello fiscale. Vediamo subito come fare.
Molti genitori cercano soluzioni per trasferire i propri beni immobili ai figli riducendo al minimo i costi e, soprattutto, evitando le tasse di successione.
Anche se non esiste un metodo completamente gratuito, ci sono diverse opzioni legali che consentono di ottimizzare i costi e gestire il passaggio dei beni in modo più vantaggioso.
Dunque, scopriamo subito quali sono le principali alternative disponibili.
Una delle soluzioni più comuni è la donazione dell’immobile quando il genitore è ancora in vita. Questo permette di anticipare il trasferimento dei beni, evitando l’iter della successione che comporta una tassazione (qui le novità sulle tasse di successione 2025). In Italia, però le imposte sulle donazioni sono simili a quelle sulle successioni, rendendo questa opzione fiscalmente comparabile.
C’è però un vantaggio importante: se il valore dell’immobile non supera un milione di euro, non sono dovute imposte di successione o donazione tra genitori e figli. Per immobili che superano tale soglia, l’eccedenza è tassata al 4%. È necessario un atto notarile, con relativi costi per il notaio, oltre al pagamento di imposte di registro e imposte catastali, che ammontano a 50 euro ciascuna per la “prima casa”.
Un’alternativa interessante è la cessione della nuda proprietà dell’immobile, mantenendo l’usufrutto per il genitore. In questo caso, il genitore può continuare a vivere nella casa per tutta la vita, mentre il figlio acquisisce il diritto pieno sulla proprietà solo dopo il decesso del genitore. Questa modalità riduce il valore della donazione, poiché l’usufrutto è calcolato proporzionalmente all’età del genitore. Come nel caso della donazione, è necessario un atto notarile e il pagamento delle imposte correlate, ma la totale esenzione fino a un milione di euro rimane valida.
L’usucapione è un meccanismo meno conosciuto ma utilizzabile in ambito familiare. Prevede che il genitore ceda il possesso dell’immobile al figlio, che lo utilizzerà come se fosse il proprietario. Dopo almeno 20 anni di utilizzo continuo e attività come manutenzioni o ristrutturazioni, il figlio può richiedere al tribunale l’accertamento dell’usucapione. Questa procedura richiede tempi lunghi e costi elevati, inclusi quelli per un avvocato e le spese giudiziarie. È un’opzione da considerare solo per patrimoni immobiliari molto importanti.
Una soluzione più specifica ma legalmente valida è utilizzare il trasferimento di beni in sede di separazione o divorzio. Gli accordi presi tra i coniugi davanti al giudice, che prevedono il trasferimento della proprietà di un immobile al figlio, sono esenti da tasse di successione e da imposte di registro. Questa opzione è molto vantaggiosa in termini fiscali.
Il trust è uno strumento legale che consente di trasferire la proprietà di un immobile a un trustee, che lo gestirà nell’interesse del figlio, designato come beneficiario. È però una soluzione complessa e costosa, adatta a patrimoni immobiliari di elevato valore. Le imposte sulle donazioni si applicano solo al momento del trasferimento dei beni al beneficiario, mentre al conferimento nel trust si applicano le imposte catastali e ipotecarie in misura fissa.
Insomma, ogni metodo presenta vantaggi e svantaggi, oltre a costi da sostenere. La scelta dipende dalla situazione patrimoniale e familiare, nonché dall’urgenza e dalla complessità del trasferimento. SI rende dunque necessario consultare un professionista esperto per individuare la strategia più adatta.
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